Saper fare

Il modello artigiano e le radici dello stile italiano

di Romano Benini

Edizioni  Donzelli

All’inizio del terzo millennio, l’economia è in declino e il dilemma è uno solo: quale via per lo sviluppo? Il dibattito è tutto schiacciato sul presente, ma la nostra storia può spiegarci tutto. Già la civiltà romana aveva avviato un ciclo di espansione economica basato sul diritto, sulle regole del commercio e delle relazioni umane, sulle vocazioni produttive, su una prima idea di programmazione economica. Poi tutto crollò: fine di una civiltà, fine di una economia.

Di nuovo, nei primi secoli del secondo millennio, sempre dall’Italia, riparte un’espansione economica che contaminerà l’Europa per altri cinque secoli, basata sulla centralità della persona, sulle comunità locali, sull’importanza del sapere pratico, sui liberi cittadini. L’artigiano ed il mercante diventano portatori di un modello economico che tiene insieme ricchezza materiale e culturale, attenzione sociale, giustizia ed affermazione del merito. L’Italia, insomma, inventa il benessere: capitale economico, culturale, sociale tenuti insieme dall’etica.

Finché l’artigiano viene sostituito dal cortigiano e si riavvia la decadenza.

Da qui, oggi bisogna ripartire per capire come il made in Italy ed il made in Europe, non derivino dalle rendite del furbo cortigiano del potere, ma dai saperi pratici, dalle comunità produttive, dalle regole condivise, dal merito.

Artigiano contro cortigiano, benessere contro rendita, lavoro contro clientelismo: le soluzioni per la rinascita ci arrivano dal nostro passato.

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